domenica 22 febbraio 2015

Caro tifoso del Feyenoord... (sincera risposta)

L'altro giorno, mentre cazzeggiavo su facebook, mi e' capitato davanti un accorato post su un blog di appassionati di calcio. Il titolo mi ha incuriosito da subito "Italy's worst hooligans", cioe' "I peggiori hooligan d'Italia". Quel che ho ivi letto mi ha lasciato di stucco e senza parole, in quanto manca del piu' basilare senso comune/civico e del rispetto verso l'altrui proprieta' e patrimonio culturale.
E' in inglese, per cui mi sono preso la liberta' di riportarlo qui, con traduzione, e di commentarlo paragrafo per paragrafo, includendo le foto dal blog originale. 
Questa vuole essere la mia onesta e sincera risposta all'autore del post, nient'altro.


“I arrived at the Spanish Steps in Rome immediately after arriving in the city, following a quick 30 second stop at my hotel to drop off my bag. I had arrived in the middle of a true European away day party, with thousands of people singing, chanting and drinking. Boy, were they drinking.”
“Sono arrivato a Piazza di Spagna a Roma appena giunto in citta’, dopo essermi fermato per 30 secondi in albergo per lasciare il mio bagaglio. Sono arrivato nel pien mezzo di un vero raduno europeo con migliaia di persone che cantavano, inneggiavano e bevevano. Ammazza come bevevano.”

Bene, molto bene. Adoro la premessa.


“The Italian authorities had known this was the area that Feyenoord supporters would gather, and yet they had not arranged for any bins or other places to dispose of rubbish. Of course, this meant the area was soon a complete mess, with two main piles of hundreds of discarded bottles in the middle of the square, and plenty more broken glass everywhere. It is of course a great shame that such a pretty part of the city was littered, but it is no different to how most cities in the world look on New Year’s Eve or indeed, a regular Friday night in Cardiff!”
“Le autorita’ italiane sapevano che questa era la zona in cui i tifosi del Feyenoord si sarebbero radunati, e ciononostante non hanno organizzato per dei secchi o altri modi per buttare l’immondizia. Di conseguenza, cio’ significava che l’area sarebbe diventata a breve un macello completo, con due montagnozze fatte di centinaia di bottiglie vuote nel mezzo della piazza, e molti altri vetri rotti ovunque. Certamente e’ vergognoso che una parte cosi’ bella della citta’ sia stata inquinata, ma non e’ diverso da come molte citta’ si presentano la notte di capodanno o addirittura, un venerdi’  sera a Cardiff!”

Mi piace molto come il primo problema che venga presentato e’ l’assenza di secchioni in grado di soddisfare la scottante esigenza del tipico tifoso medio di voler ordinatamente buttar via le proprie bottiglie di birra. Mi piace ancora di piu’ come la naturale e giustificata conseguenza di tutto cio’ sia che la piazza e’ destinata a diventare un casino di bottiglie rotte e merda un po’ ovunque, perche’ e’ risaputo, dai ad un tifoso ubriaco prima della partita la raccolta differenziata e lui ti separa l’umido dalla plastica e pure il vetro dall’alluminio.
Ah, e per non farci mancare niente, il paragrafo si conclude con un banale caso di “cosi’ fan tutti”.


“There was also some discarded rubbish in the fountain in the middle of the square, but nowhere near the levels of damage that some media sources are reporting. There were perhaps 30 red and white beach balls, and then another 50 – 75 beer, wine or vodka bottles, not broken and easy to remove. Indeed, I saw a picture of the fountain from 11pm last night and you would never have known Feyenoord had been there.”
“C’era anche un po’ di immondizia nella fontana al centro della piazza, ma neanche lontanamente vicino ai livelli di danno che alcune fonti dei media sostengono. C’erano forse 30 palloni da spiaggia rossi e bianchi, e ancota altre 50 - 75 bottiglie di birra, vino o vodka, intatte e facilmente removibili. Ho visto una foto della fontana alle 11 della sera prima e non vi sareste mai accorti che i tifosi del Feyenoord sono stati li’. ”

Ah ok, chissa’ cosa pensavo… Giustamente non essendoci i secchioni le bottiglie vanno buttate nella fontana del Bernini. Come ho fatto a non pensarci prima? La prossima volta, piu’ secchioni!



“A flare was set off and thrown on the ground in the middle of the rubbish pile once it began to burn out, with someone drunkenly kicking it. The flare then rolled into the fountain. Oh no! If only water had some way to protect itself from fire…
Soon after this a green smokebomb also ended up in the fountain, again not causing any lasting damage.”
“Un flare e’ stato acceso e tirato per terra in mezzo all’immondizia quando ha iniziato a spegnersi, con qualcuno ubriaco che lo calciava. Il flare e’ poi rotolato nella fontana. Oh no! Se solo l’acqua avesse qualche modo di proteggersi dal fuoco…
Subito dopo anche una bombetta fumogena verde e’ finita nella fontana, di nuovo senza causare alcun danno permanente.”

Ma meno male, io sono uno che si preoccupa per nulla allora. La prossima volta che vado in vacanza fuori dall’Italia devo ricordarmi di mettere in valigia i flare e i fumogeni. Senno’ mi annoio.



“I am by no means saying that Feyenoord supporters acted like angels. We didn’t. We were football fans at a European away game, not a group of priests on a trip to see the Pope. However, it certainly was not out of hand, and many locals were clearly enjoying the experience, a rastafarian man dancing around singing the Jens Toornstra song being a particular highlight, as well as the group of Chinese tourists who got their selfie stick out to take a photo with this young man.”
“Non voglio in alcun modo sostenere che i tifosi del Feyenoord si sono comportati da angeli. Non l’abbiamo fatto. Eravamo tifosi di calcio ad una partita in trasferta, non un gruppo di preti in viaggio per vedere il Papa. In ogni caso non era certo una situazione fuori controllo, e molti autoctoni si stavano chiaramente divertendo, un uomo rastafariano che danzava in giro cantando la canzone del Jens Toornstra e’ stato un momento chiave, cosi’ come il gruppo di turisti cinesi che hanno tirato fuori i loro bastoni da selfie per farsi una foto col giovanotto qui sotto”

Questo e’ un po’ come quando uno inizia una frase con “Non vorrei mancare di rispetto, ma…” e poi giu’ a infamie, oppure “Non e’ pe esse stronzo eh, ma…” salvo poi parlare effettivamente da stronzo. Non sono certo un gruppo di preti, quindi perche’ ci arrabbiamo se vanno in giro tirando bottiglie di birra, flare e fumogeni in giro per Piazza di Spagna? Non fareste lo stesso anche voi? Suvvia, siamo tutti bravi ragazzi. Anche il bambino vestito da raverino gabberino che gioca col flare in mano. L’immagine dell’innocenza. I turisti cinesi si divertono, anzi, magari ci stanno anche facendo un favore incentivando il turismo nella capitale, no?
Ok ok, la smetto, la ghiandola del sarcasmo inizia a farmi male.
Comunque, qui si passa alla retorica del “Son ragazzi, che ci volete fare?”. Ai miei tempi la risposta era “Sganassoni”.


“The only people we did not see were Roma fans. With the game being a 7pm kickoff and their disappointment at being knocked out of the Champions League, it seemed like they were not too bothered. There was not a hint of trouble all day, until 4:30 when a huge group of hooligans brandishing weapons brought shame on football. Feyenoord’s firm the SCF? The ultras from Roma or Lazio? No – the Italian police force.”
“Le uniche persone che non si son fatte vedere sono state i tifosi della Roma. Con la partita che inizia alle 7 e la loro delusione per essere stati sbattuti fuori dalla Champions League, sembrava come se non fossero troppo preoccupati. Non c’e’ stata aria di problemi per tutta la giornata, funi alle 4:30 quando un enorme gruppo di hooligan che brandivano armi hanno portato vergogna al calcio. […] Gli ultra’ della Roma o della Lazio? No, la polizia italiana.”

Aspetta! Cazzo no! Questa non me l’aspettavo! Che sorprendente colpo di scena! Manco Dan Brown! George R. R. Martin te spiccia casa! La polizia! Che ci faceva li’ la polizia? 
Cioe’ mi stai dicendo che da ore andate in giro ad urlare, bere, fare gli stronzi per Piazza di Spagna, buttare bottiglie di vino, birra e vodka in giro, avete fatto due montagnette di immondizia in mezzo alla piazza, avete dato loro fuoco con un flare, avete buttato il flare nella fontana insieme ad un fumogeno E TI STUPISCI CHE ARRIVI LA FOTTUTA POLIZIA?
Sei un genio. O un grosso idiota. Dal solo testo non riesco a decidere quale delle due.



“There had been a huge number of police in the area all day, but at this point dozens more riot vans arrived, with many of the officers not in uniform and wearing scarves over their faces. They had decided it was time to go to the stadium, and rather than making any kind of request or announcement, they began to hit everyone they could see with their batons. Some of the people they hit could well have been hooligans, but many more were women and children. I witnessed a lady facing the police with her hands up be smashed full in the face by an Italian officer, two men getting arrested when trying to go and help her.”
“C’era un gran numero di poliziotti nella zona durante tutta la giornata, ma a questo punto altre dozzine di furgoncini anti-sommossa sono arrivati, con parecchi degli agenti in borghese e che indossavano sciarpe sul viso. Avevano deciso che era ora di andare allo stadio e, invece di avanzare alcun tipo di richiesta, hanno iniziato a picchiare chiunque fosse a tiro con i loro manganelli. Alcune delle persone colpite potevano benissimo essere hooligan, ma molte altre erano donne e bambini. Ho assistito ad una donna rivolta contro la polizia con le mani alzate mentre veniva colpita in pieno in faccia, e due uomini arrestati quando hanno cercato di aiutarla.”

Sto seriamente iniziando a pensare che a questo tizio non gliene abbiano date abbastanza quando era piccolo. Che i poliziotti italiani non siano delle cime non fatico a crederlo, ma non sono neanche degli idioti che non sanno riconoscere un coatto tifoso olandese da una donzella indifesa. Specialmente visto come questi beoni vanno conciati in giro. Ah, cari poliziotti, la prossima volta che vedete un ultra’ che tira bottiglie e flare in giro per Piazza di Spagna chiedetegli prima per favore se puo’ deporre il petardo con gentilezza scusandovi della vostra inconveniente richiesta, e se pacatamente vi fa capire che egli non ha intenzione di rinunciare al suo sollazzo magari possiamo discuterne tutti in pace ed armonia davanti ad un caffe’ come persone civili, no? Per favore, non saltate suito alle conclusioni percuotendo questi bravi ragazzi con i vostri corpi contundenti d’ordinanza.


“The supporters were beaten out of the square and in to a tight street filled with cars and motorcycles. Due to my height I was relatively safe, but many more people were being dangerously crushed. Had the street been two feet narrower and there had been another 200 people around, some of the younger or female supporters could certainly have been very seriously injured.
While this crush was happening,  the police continued to assault people at the back of the crowd, arresting people at random. Bottles were thrown back at the police in anger, and people did fight back, but it is a shameful lie to report that the police were attacked first. It simply did not happen, and all of the trouble which followed was as a result of their poor planning and cowardly love of attacking defenceless people.
It was not over yet.”
“I tifosi sono stati cacciati via a suon di botte dalla piazza in una stradina stretta piena di macchine e motociclette. Grazie alla mia altezza ero relativamente al sicuro, ma molte altre persone venivano pericolosamente schiacciate. Se la strada fosse stata qualche metro piu’ stretta e ci fossero state altre 200 persone alcuni dei piu’ giovani tifosi o tifose avrebbero potuto restare feriti seriamente.
Mentre cio’ accadeva, la polizia continuava ad assalire le persone in fondo alla folla, arrestando persone a casaccio. Alcune bottiglie sono state tirate ai poliziotti con rabbia, e i tifosi hanno risposto alla violenza, ma e’ una vergognosa bugia il sostenere che la polizia e’ stata attaccata per prima. Semplicemente non e’ successo, e tutto il casino che ne e’ seguito e’ stato un risultato della loro pessima organizzazione e del loro amore di attaccare persone indifese.
Ma non era ancora finita.”

Quindi, ricapitolando, non c’erano i secchioni in piazza, tanto lo fanno tutti, ci stavamo divertendo e non solo noi, che saranno mai un po’ di bottiglie per terra e dei fumogeni, non c’hanno chiesto se volevamo andare via, ci hanno fatto la bua, non ci hanno preso per la manina quando era il momento di andare e non c’e’ nessuno che ci cambi il pannolino che e’ sporco. Ecco. Siete cattivi.
Caro signore, abbi pazienza io cerco solo di capire, ma tu… che cazzo vuoi? Magari hai ragione nel dire che e’ una bugia che la polizia e’ stata attaccata per prima, ma vorrei farti riflettere sul fato che voi invece della polizia stavate attaccando Piazza di Spagna e i suoi monumenti, i quali non hanno possibilita’ alcuna di difendersi da un’orda di barbari tifosi decerebrati e ubriachi. Proprio perche’ la piazza e i suoi monumenti sono indifesi, a difenderli c’ha pensato la polizia, prendendovi a calci nel culo.
Troppo poche ve n’hanno date, secondo me. 
Ah, ma non e’ ancora finita. Scusa.


"We then arrived at the buses which we had been ordered to take to the stadium. A plan had been made for the entire away support to walk to the ground together, surely much safer and easy to police than 100 buses arriving at different times? Having ordered us to get these buses, the police then assaulted anyone who tried to do so.
The first ten or so buses had arrived, and people were eager to get on as quickly as possible. The same bussystem had been used for our group game in Rijeka, and it was so slow and delayed that many people missed kick off. So as supporters tried to get through the doors of the buses, they were beaten back by the police batons once more. I was slightly further back and could see the whole thing happen,  and the numerous horrible facial injuries suffered by regular people just trying to go to the game. It was horrific and completely unnecessary, a police power trip because they knew they could not do the same thing against Roma or Lazio due to the retribution that would follow from the ultras."
“Siamo quindi giunti agliautobus che ci hanno ordinato di prendere per arrivare allo stadio. Era stato previsto che i tifosi in trasferta sarebbero andati allo stadio tutti insieme, di certo piu’ sicuro per la polizia che avere 100 autobus arrivare in momenti differenti? Dopo averci ordinato di salire sugli autobus, la polizia ha iniziato a assalire chiunque ci provasse.
Nel frattempo i primi 10 autobus erano arrivati, e le persone erano intenzionate a salire il piu’ velocemente possibile. Lo stesso sistema era stato usato per la partita a Rijeka, ed e’ stato cosi’ lento e in ritardo che molti tifosi hanno perso il calcio d’inizio. Quindi cosi’ come i tifosi cercavano di entrare negli autobus venivano picchiati in risposta dai manganelli della polizia, ancora una volta. Io mi trovavo un poco piu’ indietro e ho potuto assistere all’intera scena, e alle numerose ferite sofferte da persone normali che cercavano di andare alla partita. E’ stato orrendo e assolutamente non necessario, un abuso di potere da parte della polizia perche’ sapevano che non avrebbero potuto fare lo stesso ai tifosi della Roma o della Lazio per paura della loro reazione.” 

Signore mio, mi lasci indovinare, lei di professione fa l’avvocato? Perche’ questo e’ un colpo da maestro. L’abuso di potere va sempre di moda, ma il vero colpo di genio e’ dare la colpa ultima di tutto l’avvenimento AI TIFOSI ITALIANI. “Loro sono piu’ cattivi di noi, piu’ cattivi della polizia, sono cosi’ cattivi che picchiano tutti e i poliziotti non riescono a fermarli, quindi si sfogano su di noi”.
Ecco, caro signore, mi piace l’idea. In effetti l’italiico tifoso e’ molto sensibile ai problemi del calcio e puo’ facilmente perdere le staffe. Ma l’italico tifoso non va in giro per la capitale a tirare fumogeni e spaccare fontane. Forse e’ per questo che la polizia non lo picchia. Forse eh. Che poi non e’ proprio vero. 


“After arriving at the bus point at 5pm, we did not get to the stadium until 6:35, a pointless exercise in making the police feel like big men for the day. To add insult to (literal) injury, the stadium had thousands upon thousands of empty seats, ridiculing the idea that there was high potential for trouble and that these actions had been taken for our safety.”
“Dopo essere arrivati al punto di raccolta dei bus alle 5 non siamo arrivati allo stadio prima delle 6:35, un esercizio inutile per far sentire i poliziotti importanti. Per aggiungere la beffa al (reale) danno, lo stadio aveva migliaia di posti vuoti rendendo ridicola l’idea che ci fosse alta probabilita’ di tafferugli, e che tali azioni fossero state prese per la nostra incolumita’”.

No, caro mio, mi sa che non c’hai capito un cazzo. Non sono state prese per la tua incolumita’. Non me ne frega un cazzo della tua incolumita’. Sei grande e grosso, dovresti saper badare a te stesso. Le botte l’hai prese perche’ te e l’amici tuoi avete fatto gli stronzi in pieno centro a Roma. E tu affermi che non c’era la possibilita’ di danno o problemi, vallo a raccontare a Piazza di Spagna, dopo che l’avete ridotta peggio di una discarica di merda sotto la montagna di malagrotta (cit.).

“So as you read about the events of yesterday,  please keep in mind the real story. There were thousands of hooligans in Rome yesterday, but they were not wearing Stone Island or Lacoste, they were wearing the uniform of the Italian police.”
“Quindi come avete letto riguardo gli eventi di ieri, per favore tenete a mente la vera storia. C’erano migliaia di hooligan a Roma ieri, ma non indossavano Stone Island o Lacoste, indossavano l’uniforme della polizia Italiana.”

Pe carita’ eh, ce saranno stati migliaia di hooligan che indossavano l’uniforme della polizia, ma c’erano pure migliaia de teste di cazzo che lanciavano flare e fumogeni in Piazza di Spagna. E tu, caro signore, eri una di quelle.

giovedì 6 novembre 2014

DIY Pedalboard - Parte 3 (Gotta love velcro)

Ok rimane poco da fare, ma e’ tutto lavoro di forbici e saldatore!

Ok, armiamoci e iniziamo a ricavare i quattro cavi che porteranno il segnale dalle femmine jack ai lati ai vari pedali. In questo caso e’ semplice, basta spellare i cavi e saldare nei punti giusti, massa all’esterno e segnale in punta.


Ah, e non usate questo tipo di connettori, perche’ se per caso dovete metterne due affiancati sullo stesso pedale (sic!) sono troppo larghi e non c’entrano…

Comunque, passiamo poi a posizionare gli alimentatori e a sagomare le fascette d’alluminio che li terranno in posizione. Non avvitate ancora nulla, per ora.


Montate il connettore per l’alimentazione e posizionate una canalina affianco agli alimentatori, qui dentro andremo a mettere i cavi che porteranno loro la 220.


Preparate i cavi d’alimentazione per i pedali, e tagliateli piu’ o meno alla lunghezza desiderata, vogliamo che quando siano completamente fuori dal foro arrivino a poco piu’ della meta’ della pedalboard. Dopodiche’ con un qualsiasi cavo doppio realizzeremo un parallelo tra i cavi di alimentazione, esponendo solo un tratto del filo di rame e annodando li’ il cavetto d’alimentazione. Fate ben attenzione a due cose: rispettare la polarita’ lungo il cavo, e a non realizzare accidentalmente un contatto tra i due poli. Occhio anche alle lunghezze, prendete bene le misure prima di iniziare ad incidere i cavi.


Una volta finito dovreste trovarvi con i cavi penzoloni tutti della giusta linghezza. Potete collegarli all’alimentatore e coprire le parti esposte con della guaina termorestringente.


Ora potete pensare di avvitare le fascette metalliche alla base in legno e fermare gli alimentatori.


Un consiglio spassionato che vi do e’ di controllare con un tester che tutti i cavi portino la giusta alimentazione. Non vorrete poi ritrovarvi con un cavetto che non funziona e rismontare tutto (cosa che ci e’ successa, ma tant’e’…)


Potete ora preparare le femmine jack e avvitarle saldamente sulle basette di plastica che avete precedentemente sagomato, avvicinarle alla loro posizione finale e saldare l’altro capo dei cavi jack. Una volta finito potete avvitarle sul legno. Ovviamente vi consiglio anche qui di controllare con un multimetro che le connessioni siano a posto…


Daje che manca poco.
Ora basta prendere il vostro fidato velcro, e disporre un lato sulla pedaliera, e l’altro sotto i pedali. Se non avete strisce di velcro molto larghe, come nel nostro caso, guardate bene dove metterle. Alla fin fine non serve che tutto il pedale sia fermato dal velcro altrimenti toglierlo da li’ sara’ un incubo, quindi abbiamo optato per 5 striscette orizzontali di modo da poter adottare un sistema a due file di pedali che siano entrambe ben fermate dal velcro. 
Una nota ci va se avete un wah della dunlop. I piedini di gomma sono troppo alti affinche’ del velcro sotto il pedale possa funzionare. Secondo internet potete procedere in due modi: attaccare il velcro ai piedini o costruire uno spessore di compensato che andra’ fissato sotto il pedale con dell’altro velcro (velcro sotto e velcro sopra, quindi). Onestamente preferisco la seconda opzione… Anche se pure senza velcro il pedale rimane ben fermo, non vorrete che cada quando trasportate il tutto, no?


E basta, questo e’ il risultato, provatelo controllate tutto, e se c’e’ qualcosa che non va, togliete i pedali tornate indietro e riparatelo. Io vado a divertirmi col mio nuovo giocattolo!







lunedì 20 ottobre 2014

DIY Pedalboard - Parte 2 (Paint it Black)

Ok, l’ultima volta ci siamo lasciati con l’assemblaggio delle tavole di legno. Abbiamo un oggetto con la forma giusta e totalmente intonso, è giunto il momento di fargli del male.
Prima di procedere oltre però dovreste decidere seriamente come andrete ad effettuare il cablaggio della vostra attrezzatura. Tenete conto che avrete da posizionare sia i cavi che potrano l’alimentazione ai singoli pedali, che tutti i cablaggi che costituiscono la catena del segnale. Per quanto riguarda questo progetto abbiamo deciso che gli alimentatori saranno situati sotto la pedaliera, e i cavetti per i vari pedali usciranno da dei piccoli fori posti in cima alla tavola. Il tutto sarà realizzato in modo che il cavo esca dal foro solo per la lunghezza necessaria a raggiungere il pedale, di modo da evitare di avere troppi cavi volanti in mezzo ai piedi. I cavi tra pedale e pedale saranno dei semplici jumper jack che si possono trovare in tutti i negozi di musica (lunghezze consigliate da 0 a 10-15 cm) mentre l’ingresso per la chitarra, l’uscita per l’amplificatore ed eventualmente per il loop send/return dell’ampli saranno portati ai pedali da dei cavi fissi sulla pedalboard che saranno connessi a dei connettori sui pannelli laterali.
Il punto focale è che le decisioni che prenderete in questa fase determineranno i fori da effettuare sulla pedalboard.

Bando alle chiacchiere quindi…

Come prima cosa ci occupiamo dei fori per i cavi di alimentazione. Questi cavetti sono in media molto sottili, quindi una punta da 2 o 4 mm di diametro dovrebbe essere sufficiente (in questo caso se non erro, abbiamo usato la punta da 2). Usate squadra e matita per tracciare una linea che sarà quella che ospiterà i fori, e decidete quanti ne andranno realizzati. Piazzateli quindi in maniera equispaziata tra di loro (a meno che non abbiate una qualche particolare esigenza a disporli in maniera irregolare). Prendete un cacciavite a stella e usatelo, battendo col martello, per creare un mini incavo che aiuterà la punta del trapano ad entrare nel punto giusto.


Poi passate a determinare dove piazzare i fori che ospiteranno i 4 jack per gli in/out della pedalboard. Noi abbiamo deciso di metterli ai lati, in prossimità di dove saranno i connettori. Effettuate la stessa operazione col cacciavite per segnare il punto dove forare e date inizio al divertimento.


Infine dovrete decidere dove porre la presa per l’alimentazione generale e per l’interruttore. Nel nostro caso, la prima è sul pannello posteriore, all’estrema destra, e la seconda sul pannello frontale, in alto a destra. Armatevi di scalpello e iniziate a sagomare (dopo aver disegnato le misure della presa sul legno)


Preparate i fori sui pannelli laterali per i connettori jack che più tardi andranno saldati ai cavi di in/out. Con molta probabilità avrete bisogno di allargare questi 4 fori fino ad un diametro tra 1 e 2 cm… in tal caso aiutatevi con una raspa


Ora arriva la parte divertente. A meno che non abbiate preso dei connettori di tipo neutrik, i vostri connettori jack sono del tipo che si fissa con una rondella esagonale. Qunidi se il foro che abbiamo appena fatto per i connettori è delle giuste dimensioni per ospitarli è sicuramente troppo grande per fornire una superficie d’appoggio per la rondella. Per ovviare a ciò useremo dei semplici pannellini di plastica ricavati dagli sportelletti degli alloggiamenti per cd-rom di un qualsiasi case per PC.


Fortuna delle fortune questi sono anche già neri! 
Comunque, decidete quanto sarà grande il pannellino di plastica che volete andare a porre sopra i fori laterali, e disegnatene le dimensioni con la vostra fidata matita. Prendete ora uno scalpello e iniziate a scavare all’interno dell’area disegnata, vorrete togliere tanto legno quanto è lo spessore dello sportellino di plastica…


Sagomate bene lo sportellino a suon di lima per entrare comodamente nell’alloggio che avete appena scavato e segnate con la matita dove andare a trapanare per creare i due fori. Qui dovrete essere molto cauti, perché il diametro del foro è estremamente importante. Dovrebbe essere all’incirca di 8.5 mm per ospitare comodamente e saldamente il connettore. Partite con una punta da 2, poi da 4, poi da 6 e infine da 8. Come ultima rifinitura per allargare il foro quanto basta potete usare la raspa o la filettatura sul connettore stesso (incredibilmente funziona). Verificate spesso se avete raggiunto il diametro desiderato


Non vi preoccupate se non siete Giotto e il foro esteticamente fa schifo, tanto verrà coperto dalla rondella… Controllate infine di aver fatto tutto come si deve e che lo sportellino abbia le giuste dimensioni e i giusti fori


Ora siamo quasi pronti per la verniciatura. 
Date una bella passata con la carta vetrata per rimuovere qualsiasi schifezza possa essere rimasta sulla tavola e per correggere le ultime restanti imprecisioni nell’assemblaggio. Prendete stucco e spatola e iniziate a passare lo stucco sulle giunzioni tra tavole diverse. Praticamente ovunque avete due tavole di legno che si appoggiano una sull’altra, lì vorrete passare dello stucco. 


Inoltre potete prendere il cacciavite e battere col martello sulla testa di tutti i chiodi che avete messo nelle varie tavole di modo che la testa non sporga fuori dal legno. In questo modo potrete usare lo stucco per livellare quella zona della tavola e nascondere completamente la presenza del chiodo. Una volta che lo stucco si sarà asciugato (può richiedere da un’ora in su, a seconda del tipo di stucco) ripassate per bene la carta vetrata per rimuovere irregolarità nella stuccatura.
Se avete fatto tutto bene il risultato dovrebbe essere abbastanza liscio e uniforme sui vari lati.


Ora non vi rimane che prendere la bomboletta di vernice, buttare un po’ di vecchi giornali per terra e dare la prima mano di vernice. Parafrasando i Rolling Stones, “I see my pedalboard and I want it painted black”


Una volta che la vernice sarà asciutta qualsiasi rimanente imperfezione nel legno sarà probabilmente più visibile, qunidi sarà facile passare di nuovo stucco e carta vetrata per preparare il tutto alla seconda mano di vernice. State solo ben attenti a lasciar asciugare la vernice e a non sporcare troppo in giro…


Godetevi il meritato riposo mentre la vernice si asciuga, perché la prossima volta vi toccherà prendere stagno, saldatore e crema per le ustioni.

domenica 12 ottobre 2014

DIY Pedalboard - Parte 1 (Got Wood?)

Come promesso cercheremo di costruirci la nostra pedalboard partendo da zero. Vediamo subito i materiali che serviranno:
  • Legno (Noi abbiamo scelto MDF da 19mm, voi #fatecomeveparemapoinonrompeteicoglioni), più avanti nel post le misure
  • Martello e chiodi
  • Viti
  • Scalpello, lima, raspa et similia
  • Colla vinilica
  • Trapano con punte da legno (2, 4, 6, e 8 mm sono quelle che abbiamo usato)
  • Stucco
  • Vernice (io me la farò nera, voi colore di vostra scelta potete pure usare il verde pozzanghera quello dei vecchi pandini FIAT)
  • Carta vetrata
  • Velcro
  • 4 jack femmina, 4 maschi e circa 4 metri di cavo (se voleve farvelo da voi, altrimenti due cavi jack mono da 2 metri che potete tagliare a metà)
  • Una presa per corrente da pannello (quella sul retro dei pc, per intenderci)
  • Cavo per l’alimentazione dei pedali e relativi connettori (se non li avete, io conto di cannibalizzare il mio alimentatore daisy-chain)
  • Interruttore con lucetta (servirà a poter spegnere/accendere gli alimentatori e la lucetta fa figo)
  • Cavo per l’alimentazione generale (come quello dei pc)
Ok quindi mettiamoci al lavoro. 
La prima cosa che serve è ovviamente il legno. In questo caso decidiamo di utilizzare MDF da 19 mm di spessore. Qui le dimensioni delle tavole.


Prima di tutto verificate che i vari pezzi siano delle dimensioni giuste e che grossomodo si “incastrino” come dovrebbero. Il pannello frontale e quello posteriore sono fatti in modo da posizionarsi sotto la tavola grande, quindi il loro spessore non partecipa alla lunghezza complessiva della pedalboard.


Prendete una bella raspa e raspate via tutte le imperfezioni ai bordi delle tavole, dovreste cercare di rendere le superfici di contatto più regolari possibili (niente bozzi) di modo che le varia tavole aderiscano tra loro il meglio possibile.


Una volta finito dovreste ritrovarvi con i vostri cinque pezzi pronti per essere assemblati.


Per unirli tra di loro prima è bene applicare abbondante colla vinilica sulle superfici di contatto, non vi preoccupate se vi sembra di metterne troppa o se cola dai bordi, la carta vetrata si prenderà cura di ogni eccesso di colla, l’importante è che ci fornirà un minimo di stabilità per inchiodare le tavole.


Con la dovuta attenzione (soprattutto ai diti, come si suol dire) inchiodate le tavole, state bene accorti da usare chiodi più lunghi di 19mm sennò è tutto un cavolo. Mettete pure tre o quattro chiodi per lato. 


Vi consiglio di cominciare inchiodando il pannello frontale e quello posteriore (quelli 61x3 e 61x8, per intenderci), poi i due pannelli laterali dovrebbero entrare quasi da soli (se sono troppo grandi raspate pure via lo spessore in eccesso, se sono più piccoli ci penserà la colla prima, e lo stucco dopo a coprire la fessura. L’importante è che non siano TROPPO corti, in caso vuol dire che avete sbagliato le misure). Se siete stati bravi il risultato dovrebbe essere più o meno questo


Scartavetrate con cura per allisciare le giunzioni tra le tavole e rendere i lati lisci laddove una tavola sporge rispetto a quella su cui poggia.


E come primo giorno potrete anche ritenervi soddisfatti, al prossimo appuntamento preparatevi a trapanare come si deve! (Ma che avete capito, zozzoni!)


mercoledì 8 ottobre 2014

Ritorno al futuro prossimo

È da mesi che non scrivo su questo blog, lo so, lo sapete, lo sanno tutti, e tutti ne erano ampiamente felici. Per questo motivo ho pensato che semmai dovessi tornare a scrivere qualcosa qui sopra avrei dovuto pubblicare un post decente, non solo buono, ma utile. Essendo io un’unità a base carbonio dalla dubbia utilità sociale o pratica (soprattutto pratica) questo si è tradotto in mesi di silenzio radio. 
Alla fine, data l’assurda quantità di tempo libero che mi ha travolto negli ultimi mesi mi sono trovato a potermi dedicare a tanti progettini che negli ultimi anni avevo accantonato. Uno di questi mi ronza in testa da anni e riguarda la costruzione di una pedalboard fatta completamente da zero. 
L’esigenza è comune a molti chitarristi o bassisti che man mano che costruiscono il proprio sound si trovano ad accumulare un numero N>>1 di pedali e ogni volta che si trovano a allestire tutta la baraccona per le prove o per un concerto perdono almeno 15 minuti a tirare fuori i pedali, collegare i cavi audio, collegare gli alimentatori (a meno di non essere stati molto intelligenti ed aver comprato un daisy-chain), cercare di ricordarsi l’ordine dei pedali (io, perlomeno, mi trovo a sperimentare spesso con l’ordine, magari ne parlerò in un altro post, o più in fondo in questo), infine collegare chitarra e amplificatore, accendere tutto e sperare che non ci siano falsi contatti. Il problema è che mediamente si tratta di un'operazione pallosissima e che può diventare incasinata a piacere.
Esempio di come un setup di pedali può diventare una gran scocciatura da montare ogni volta. E questo è PICCOLO.

I chitarristi bravi o quelli con molti soldi (per mia esperienza l’intersezione tra le due categorie è quasi nulla) hanno in genere un qualche tipo di supporto rigido sul quale fissano i loro pedali in maniera permanente (con fascette di alluminio e viti) o non permanente (con del velcro), già cablati e alimentati, di modo che debbano solo collegare la spina dell’alimentatore, chitarra, ampli e sono pronti per suonare.
Ecco, un breve giretto su inFernet mi informa che quello che vorrei io costa suppergiù cento euro o anche più ([1], [2]) e questo mi ha un po’ demoralizzato. Non volevo spendere più di cento euro per una cosa del genere, tecnologicamente banale, anzi non li voglio spendere, al presente non al passato. 

Punto. 

Ecchecazz!

Scusate.

Sono anche consapevole che molta brava gente laboriosa e coscienziosa invece di ricorrere a prefabbricati sovraprezzati si è comprata il materiale primo e con tanto olio di gomito, sudore e sonore bestemmie se l’è costruita da sola.
E qua entra in gioco la mia leggendaria pigrizia. Sia ben chiaro, io non sono un pigro qualunque. Sono quel tipo che se vincesse il titolo di pigro dell’anno resterebbe a casa perché non gli va di andare a ritirarlo. Sono quello che in discesa mette sempre in folle la macchina perché non gli va di premere l’acceleratore e lascia fare il lavoro alla gravità. Sono quello che in ufficio aveva tre monitor perché non gli andava di fare alt-tab tra terminale e browser e client email. Sì, insomma, sono pigro.
Però a un certo punto sopraggiunge la noia e lo scazzo totale, e comunque non mi va neanche di stare 15 minuti a montare i pedali ogni volta che vado in sala prove, quindi anche costruirsi una pedalboard è in sè un atto di pigrizia.
Trovata la giustificazione dovevo solo trovare un design da adottare e l’abilità necessaria per realizzarlo. Il design si trova molto facilmente con una rapida (2 ore, ma quello sono io che sono stronzo e mi metto a spulciare tutto lo scibile umano su come si costruisce una pedalboard) ricerca su google ed è fatta. Per quanto riguarda l’abilità mi faccio umilmente da parte e decido di reclutare l’iperattivo spirito spippolatore di mio padre, il quale è sempre ben lieto di prestarsi a queste attività.
Quindi passiamo ore a decidere i particolari, come realizzare le connessioni, se modificare le dimensioni, che legno utilizzare, quali connessioni includere, come alimentare il tutto, la disposizione dei fori e così via. Poi finalmente ci decidiamo a dedicare un pomeriggio all’acquisto dei materiali primi: legno, colla, chiodi, stucco, velcro, etc. (fun fact: il legno in tutto è venuto a costare circa il 10% del costo totale) e nei prossimi giorni ci dedicheremo al montaggio. 
Quindi mi è venuta la malsana idea di documentare i passi e le scelte che faremo di modo che chiunque sia interessato possa emulare o migliorare questo piccolo progetto.
Nei prossimi giorni quindi vedrete il montaggio con tanto di fotografie e descrizioni. Io personalmente sono già fomentato a bestia.
Se vi interessa, bene.
Se non vi interessa, bene lo stesso.

Bakko

venerdì 5 aprile 2013

La voce del gigante (2)


(Questa è la seconda parte del post. La prima si trova qui)

AMS è un esperimento internazionale sito da ormai due anni su un lato della stazione spaziale internazionale (ISS) il cui compito è misurare con grande accuratezza le varie componenti dei raggi cosmici. 


Detta così sembra una bazzecola, di raggi cosmici sulla Terra ne piovono a secchiate ogni secondo ma non è così semplice. Certo nello spazio è più facile perché ci si libera di una grande fonte di rumore per questo tipo di esperimenti che è l’atmosfera terrestre.
Allo stesso modo in cui un raggio cosmico può andare a cozzare contro uno dei nuclei di idrogeno che costituiscono il mezzo interstellare esso può andare a sbattere contro uno dei nuclei di azoto o ossigeno che si trovano nell'atmosfera terrestre e dare origine ad altre particelle, alcune delle quali andranno a sbattere a loro volta contro un altro nucleo e pian piano creeranno quello che viene detto uno sciame di particelle. Il problema è che se si va a porre l'esperimento nell'atmosfera terrestre ogni tanto capiterà di osservare una particella proveniente da uno sciame e scambiarla per un raggio cosmico, per questo motivo è meglio recarsi nello spazio.

Tecnicamente questa è la seconda tornata della missione di AMS, preceduta nel 1998 da un volo di pochi giorni a bordo dello space shuttle. Il punto è che la sortita a lungo termine di AMS è stata preceduta nel 2006 dal lancio dell’esperimento PAMELA, tuttora funzionante e in orbita a bordo di un satellite russo.


Quelli di voi che mi conoscono (quindi tutti) potrebbero pensare che questo è il “momento pubblicità” visto che faccio parte di questo esperimento da circa tre anni ormai. Un po’ è vero, e un po’ non si può parlare dei risultati presentati ieri da AMS senza menzionare PAMELA. 

Infatti la prima evidenza concreta che la frazione di positroni aumenti con l’energia invece di diminuire come previsto dai modelli di propagazione è arrivata da PAMELA nel lontano 2008. 


Qualche indizio già c’era, ma era impossibile trarre conclusioni data l’enorme confusione che si veniva a creare quando si esaminavano i risultati di tutti gli esperimenti precedenti.
Per questo motivo è stato necessario effettuare un’unica misura con un unico esperimento, apposta per togliere di mezzo tutte le incertezze dovute al confronto tra esperimenti diversi.

I risultati di PAMELA furono accolti con grande entusiasmo dalla comunità scientifica (al punto che alla conferenza dove furono presentati i grafici vennero fotografati e alcune persone utilizzarono le suddette fotografie per sovrapporre i dati ai risultati del loro modello di materia oscura/pulsar) e sollevarono un vespaio di articoli in cui il modello X veniva utilizzato per spiegare l’anomalo andamento della frazione di positroni.

Ciò nonostante finchè la novità arriva da un solo esperimento c’è sempre la possibilità che si tratti di un qualche tipo di errore. Certo, non parlo di errori tipo “mi è caduto il caffé sulla tastiera del pc” ma di dettagli veramente complicati che possono sfuggire anche alle più attente e meticolose analisi (ricordate la storia dei neutrini più veloci della luce?).
Difatti riuscire a riconoscere un positrone nei raggi cosmici non è impresa facile.

Un positrone è come un elettrone solo che invece di avere carica elettrica negativa, ha una carica elettrica positiva. Il problema però è che la stragrande maggioranza dei raggi cosmici con carica positiva è costituita da protoni, e alle alte energie per ogni positrone ci sono circa 10000 protoni, e più si sale in energia più questo numero aumenta. Se uno confondesse un protone per un positrone una volta su mille già sarebbe un disastro.
Pensateci un attimo, questo significherebbe che su 10000 protoni circa 10 verrebbero scambiati per dei positroni. Quindi ci troveremmo a contare in tutto 11 positroni: uno perché è veramente un positrone e gli altri dieci sono protoni che abbiamo sbagliato ad identificare. Come risultato stiamo sbagliando la nostra misura di un fattore 10!

Quindi al di là di come si fa a distinguere un positrone da un protone bisogna saperlo fare sbagliando meno di una volta su 10000, come minimo. È chiaro come il minimo errore in questa direzione può portare a misurare una frazione di positroni che cresce con l’energia. 

Fortunatamente non è questo il caso e, finalmente, dopo circa 5 anni abbiamo non una, ma due conferme indipendenti che “la vecchia signora” (è così che mi piace chiamare PAMELA, in intimità) non si è sognata nulla.

La prima è arrivata nel 2011, dall’esperimento FERMI. 


Questa in tutta onestà non se l’aspettava nessuno (almeno non io) dal momento che FERMI è un esperimento che di per sè non è in grado di distinguere se una particella ha carica negativa o positiva (non entro qui nei dettagli, la tecnica utilizzata è brillante e molto complicata. Per chi vuole qualche dettaglio tecnico in più consiglio di andare a leggere qui) non di meno è stato rassicurante sentire una seconda campana suonare la stessa musica.
Però per quanto rassicurante sia stato FERMI e PAMELA sono due esperimenti significativamente diversi, con obiettivi diversi, e la misura in questione è stata effettuata con due tecniche profondamente diverse. In una situazione simile il confronto tra le due parti è sempre mooolto delicato.

Poi nella primavera del 2011 è stato lanciato AMS. Come Ting ha ampiamente ricordato almeno 7 volte durante la sua conferenza questo è un progetto enorme che va avanti da 18 anni. Le sue dimensioni sono circa 20 volte quelle di PAMELA, questo gli consente di raccogliere molti più raggi cosmici. Ricordo di aver fatto due calcoli e di aver realizzato che in 6 mesi AMS avrebbe raccolto tanti dati quanti PAMELA ne ha raccolti in 5 anni.
I primi annunci dalla collaborazione di AMS promettevano di mostrare i primi dati a un anno dal lancio. 
Purtroppo, e anche questo nella conferenza è stato sottolineato n volte, un esperimento del genere nello spazio è infinitamente complicato da gestire. In particolare gli elevati sbalzi di temperatura a cui il rivelatore è soggetto da un lato causano degli spostamenti delle componenti dall’altro alterano il comportamento dell’elettronica di bordo e alterano la pressione del gas contenuto in uno dei sottorivelatori. Correggere questi effetti è dura, specialmente se va fatto di continuo.
Questo è il motivo per cui i primi risultati di AMS sono arrivati con un anno di ritardo rispetto alla tabella di marcia.
Ma l’importante è che siano arrivati.


Ora la sfida diventa sempre più ardua perché alcuni di questi effetti diventano sempre più ostici da gestire quando si sale con l’energia e la stragrande maggioranza di noi comuni mortali è molto curiosa di sapere cosa succede più su. AMS tecnicamente dovrebbe essere in grado di raggiungere energie molto più elevate rispetto a quanto è stato mostrato finora ma la collaborazione ha scelto di essere estremamente prudente e di aspettare di avere più dati per garantire dei risultati affidabili e credibili.
È pienamente comprensibile e condivisibile.

Però non mi sento particolarmente elettrizzato. Sono solo soddisfatto perché la credibilità della “vecchia signora” ne esce illesa e rafforzata. D’altro canto ho l’impressione che i risultati mostrati da AMS non aggiungano nulla di nuovo allo scenario degli ultimi 5 anni e che la loro presentazione sia stata un po’ troppo “pubblicitaria”. In tutta onestà non me ne frega niente di quanto pesa lo space shuttle, o di quanto è lunga/larga la stazione spaziale internazionale. 


Foto del lancio e del docking ce ne hanno mostrate a tonnellate negli ultimi due anni. 
Non so, mi sarei aspettato un po’ più di “ciccia” e meno “fumo”.