mercoledì 8 ottobre 2014

Ritorno al futuro prossimo

È da mesi che non scrivo su questo blog, lo so, lo sapete, lo sanno tutti, e tutti ne erano ampiamente felici. Per questo motivo ho pensato che semmai dovessi tornare a scrivere qualcosa qui sopra avrei dovuto pubblicare un post decente, non solo buono, ma utile. Essendo io un’unità a base carbonio dalla dubbia utilità sociale o pratica (soprattutto pratica) questo si è tradotto in mesi di silenzio radio. 
Alla fine, data l’assurda quantità di tempo libero che mi ha travolto negli ultimi mesi mi sono trovato a potermi dedicare a tanti progettini che negli ultimi anni avevo accantonato. Uno di questi mi ronza in testa da anni e riguarda la costruzione di una pedalboard fatta completamente da zero. 
L’esigenza è comune a molti chitarristi o bassisti che man mano che costruiscono il proprio sound si trovano ad accumulare un numero N>>1 di pedali e ogni volta che si trovano a allestire tutta la baraccona per le prove o per un concerto perdono almeno 15 minuti a tirare fuori i pedali, collegare i cavi audio, collegare gli alimentatori (a meno di non essere stati molto intelligenti ed aver comprato un daisy-chain), cercare di ricordarsi l’ordine dei pedali (io, perlomeno, mi trovo a sperimentare spesso con l’ordine, magari ne parlerò in un altro post, o più in fondo in questo), infine collegare chitarra e amplificatore, accendere tutto e sperare che non ci siano falsi contatti. Il problema è che mediamente si tratta di un'operazione pallosissima e che può diventare incasinata a piacere.
Esempio di come un setup di pedali può diventare una gran scocciatura da montare ogni volta. E questo è PICCOLO.

I chitarristi bravi o quelli con molti soldi (per mia esperienza l’intersezione tra le due categorie è quasi nulla) hanno in genere un qualche tipo di supporto rigido sul quale fissano i loro pedali in maniera permanente (con fascette di alluminio e viti) o non permanente (con del velcro), già cablati e alimentati, di modo che debbano solo collegare la spina dell’alimentatore, chitarra, ampli e sono pronti per suonare.
Ecco, un breve giretto su inFernet mi informa che quello che vorrei io costa suppergiù cento euro o anche più ([1], [2]) e questo mi ha un po’ demoralizzato. Non volevo spendere più di cento euro per una cosa del genere, tecnologicamente banale, anzi non li voglio spendere, al presente non al passato. 

Punto. 

Ecchecazz!

Scusate.

Sono anche consapevole che molta brava gente laboriosa e coscienziosa invece di ricorrere a prefabbricati sovraprezzati si è comprata il materiale primo e con tanto olio di gomito, sudore e sonore bestemmie se l’è costruita da sola.
E qua entra in gioco la mia leggendaria pigrizia. Sia ben chiaro, io non sono un pigro qualunque. Sono quel tipo che se vincesse il titolo di pigro dell’anno resterebbe a casa perché non gli va di andare a ritirarlo. Sono quello che in discesa mette sempre in folle la macchina perché non gli va di premere l’acceleratore e lascia fare il lavoro alla gravità. Sono quello che in ufficio aveva tre monitor perché non gli andava di fare alt-tab tra terminale e browser e client email. Sì, insomma, sono pigro.
Però a un certo punto sopraggiunge la noia e lo scazzo totale, e comunque non mi va neanche di stare 15 minuti a montare i pedali ogni volta che vado in sala prove, quindi anche costruirsi una pedalboard è in sè un atto di pigrizia.
Trovata la giustificazione dovevo solo trovare un design da adottare e l’abilità necessaria per realizzarlo. Il design si trova molto facilmente con una rapida (2 ore, ma quello sono io che sono stronzo e mi metto a spulciare tutto lo scibile umano su come si costruisce una pedalboard) ricerca su google ed è fatta. Per quanto riguarda l’abilità mi faccio umilmente da parte e decido di reclutare l’iperattivo spirito spippolatore di mio padre, il quale è sempre ben lieto di prestarsi a queste attività.
Quindi passiamo ore a decidere i particolari, come realizzare le connessioni, se modificare le dimensioni, che legno utilizzare, quali connessioni includere, come alimentare il tutto, la disposizione dei fori e così via. Poi finalmente ci decidiamo a dedicare un pomeriggio all’acquisto dei materiali primi: legno, colla, chiodi, stucco, velcro, etc. (fun fact: il legno in tutto è venuto a costare circa il 10% del costo totale) e nei prossimi giorni ci dedicheremo al montaggio. 
Quindi mi è venuta la malsana idea di documentare i passi e le scelte che faremo di modo che chiunque sia interessato possa emulare o migliorare questo piccolo progetto.
Nei prossimi giorni quindi vedrete il montaggio con tanto di fotografie e descrizioni. Io personalmente sono già fomentato a bestia.
Se vi interessa, bene.
Se non vi interessa, bene lo stesso.

Bakko

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